Un incolmabile vuoto. Il dolore dei disturbi del comportamento alimentare è spesso difficile da identificare perché mistificato dalla persona che lo prova, che quasi sempre non ha segni fisici se non in casi estremi.
Eppure questo dolore a uno sguardo più attento è così evidente, così profondo sia nelle persone che si abbuffano fino a sentirsi scoppiare – e cosa può esserci di più simbolico di riempire un vuoto dell’anima con una quantità indescrivibile di cibo? – che nelle persone che rifiutano di alimentarsi, e quanto dolore c’è in questo rifiuto della vita.
Ho una paziente con un gravissimo disturbo da alimentazione incontrollata, disturbo nel quale le persone molte volte a settimana mangiano in modo esagerato, forsennato, confusionario, passando dal dolce al salato e ancora e ancora e ancora fino a svuotare il frigorifero, fino a sentirsi sfiniti e disgustati. Lei fa abbuffate quasi tutti i giorni, l’ho vista piangere di vergogna mentre mi raccontava il senso di impotenza della perdita di controllo e la frustrazione di pensarsi debole, l’impossibilità di evitare certi comportamenti coatti.
Non scriverò qui la sua storia, è troppo personale e dolorosa, posso solo dire che il vuoto che cerca di colmare è giustificato, che ha vissuto un lutto indicibile, un abbandono inconcepibile, che il dolore che sento in lei e che mi coinvolge ogni volta che la incontro è quello di un essere umano costretto a confrontarsi con qualcosa più grande di sé, con difficoltà e mancanze che non è riuscita a sanare se non mangiando e che speriamo ora di affrontare insieme.
Ha un marito che la adora, anche lui con un importantissimo problema psichiatrico, vengono sempre insieme e arrivano tenendosi per mano.
Io ho l’impressione che siano due fragilità che si siano incontrate trovando forza una nell’altra, che insieme creino un’unità capace di affrontare il dolore del vivere, un piccolo universo dove la malattia convive con l’amore senza domande e senza condizioni.
Ogni volta che li vedo penso che siano una delle coppie più belle che abbia incontrato, che più che quelle del signore siano infinite le vie dell’amore.