Anna e Marco

Anna e Marco

Anna e Marco. Due anni fa ho visitato una coppia di ragazzi che da diverso tempo cercava una gravidanza e mi veniva inviata dalla mamma della ragazza, mia paziente da molto tempo.

Mi aveva raccontato che si erano fidanzati al liceo e avevano continuato la loro relazione fino alla convivenza tra mille difficoltà di ordine economico e familiare – venivano entrambi da una periferia molto degradata – convivenza culminata poi con il matrimonio alcuni mesi prima.

Appena li ho visti ho pensato a Anna e Marco della canzone di Dalla, lei con lunghi capelli biondi e bello sguardo, lui con un taglio rasatissimo tranne un lungo ciuffo moro a sfiorare gli occhi vivaci, sembravano ancora due ragazzini, li immaginavo andare verso la città di sabato sera con la stessa voglia di vivere in un’aria da commedia americana, Anna e Marco in cerca di qualcosa in più di poca vita, sempre quella.

Ho preso visione delle analisi di Anna, delle ecografie e referti ginecologici che non mostravano alcuna alterazione, eppure di mese in mese nessuna gravidanza, in un crescente senso di frustrazione.

Marco aveva fatto alcuni accertamenti ma non le analisi ormonali, così gli ho proposto di effettuarle, per completezza.

Dopo alcuni giorni è arrivata la risposta: la prolattina, ormone tipico delle donne in allattamento ma presente anche negli uomini, aveva un valore pari a dieci volte il massimo della norma, con una diagnosi quasi certa di macroprolattinoma, quindi un tumore dell’ipofisi, struttura endocrina posta alla base del cervello che governa il funzionamento di tutte le altre ghiandole, insieme all’ipotalamo una sorta di centralina di comando e di connessione del sistema ormonale tra il corpo e la psiche.

La successiva risonanza magnetico nucleare ha confermato la presenza di una estesa zona all’interno dell’ipofisi che sconfinava molto oltre i confini della ghiandola e comprimeva le strutture circostanti con grave pericolo per il paziente, che rischiava nell’immediato di perdere la vista.

In poche parole, un tumore al cervello misconosciuto sino a quel momento e che aveva dato come unico segnale la mancata fertilità.

Con il referto tra le mani, lei in lacrime e lui con un’espressione dura negli occhi, si sono precipitati nel mio studio “Cosa sta succedendo, dottore’..?” Io li ho guardati, spauriti e angosciati, e gli ho spiegato la situazione con le parole più chiare e rassicuranti che potevo. “C’è una ghiandola nel cervello che si è ingrandita molto, e sta producendo troppi ormoni, è quasi certamente questo il motivo per il quale non è arrivato il bambino…” E lui “Cosa devo fare?” Li ho ancora davanti agli occhi: due ragazzi spaventati, due ragazzi che invece di un progetto di vita si trovavano a affrontare un problema chirurgico, una presenza anomala nel cervello, improvvisa deviazione dal solco regolare della quotidianità, giovani e innamorati, pronti a andare avanti insieme.

“In questo caso è necessario un intervento chirurgico, possiamo risolvere ma dobbiamo farlo prima possibile. Telefoniamo subito per un appuntamento al neurochirurgo”

Così di li a poco, con grande determinazione, Marco ha affrontato l’intervento sempre assistito da Anna, si è ripreso in poche settimane e sono quindi tornati nel mio studio, le analisi perfettamente nella norma.

Dopo tre mesi Anna era incinta e in una bella giornata di metà maggio è nato il loro bambino. Quando mi hanno telefonato per dirmelo sentivo le loro voci felici, di sottofondo il pianto cantilenante del neonato, ricordo che era mattina e un raggio di sole attraversava la mia scrivania fino alle sedie vuote dove pochi mesi prima loro erano seduti in preda all’angoscia e illuminava un leggero pulviscolo sospeso nell’aria ferma, provavo un senso di pace e completezza.

“Dottore’, io a questo figlio je devo la vita: grazie a lui mi sono accorto del prolattinoma, forse aspettava a arriva’ pe’ avvisarmi…” “Lo penso anche io” ho risposto sorridendo “Dottore’ però il tramite è stata lei che m’ha fatto fa’ le analisi, noi l’aspettamo al battesimo!”

Così in una torrida domenica di luglio sono andata con mio marito a casa loro appena fuori Roma, siamo stati accolti come due eroi, tra l’entusiasmo dei parenti, montagne di cibo e brindisi alla nuova vita che ne aveva salvate due.

Alla fine della giornata ci siamo salutati, baci e abbracci Anna e Marco ci hanno accompagnato alla macchina, poi si sono avviati verso casa, io mi sono voltata e li ho visti tornare, tenendosi per mano.

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