La Medicina Narrata

La Medicina Narrata

La Medicina Narrata. I miei genitori avevano una casa in campagna vicino Roma, non amavano né il mare né la montagna, solo quel riquadro di terra sul quale mio nonno materno aveva costruito una villetta in bilico sul promontorio, dalla quale in lontananza si intravedeva, attraverso un pulviscolo opaco alla fine di una lunga gola, il bagliore tremulo del mare. In alcuni giorni di particolare limpidezza, la riga d’argento dell’acqua si faceva nitida, separandosi dal cielo, e mi sembrava di intravedere minuscole barche, addirittura bambini giocare sul bagnasciuga, probabilmente frutto della mia fervente immaginazione.

Mi piaceva molto quella vallata degradante verso la luce, vivevo in un ermo colle al contrario, nel quale l’ultimo orizzonte non era escluso ma amplificato, anche se ugualmente irraggiungibile.

Il panorama era ancora più aperto dall’ultimo piano di casa, la mansarda con il tetto spiovente che mi inquietava e mi affascinava al tempo stesso, mentre bighellonavo senza meta nella gabbia dorata e solitaria che è stata la mia infanzia.

Lungo un lato della mansarda, in quello che era lo studio di mio padre, c’era una parete ricoperta di libri, e lì feci uno degli incontri più importanti della mia vita: la lettura.

I miei genitori erano – sono – entrambi medici e accaniti lettori, quindi sulle mensole della libreria erano allineati testi di patologia e terapia accanto ai libri di letteratura che la casa di Roma non conteneva più.

Così da allora, e tuttora, medicina e narrativa nella mia mente sono indissolubilmente legate, illuminate dalla finestra aperta su una vallata con vocazione di mare.

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